"La Penny press"… e la "Penny post"

 

Nella prima conferenza postale del 1863 (Parigi), raggruppante i rappresentanti dei 14 paesi aderenti all'Unione universale postale, vennero ufficializzati due principi fondamentali per lo sviluppo delle comunicazioni mondiali : il rispetto del segreto di corrispondenza e l'armonizzazione delle tariffe postali.

Tuttavia, riguardo al secondo punto, già l'Inghilterra aveva anticipato i tempi con la riforma Hill del 1840, in cui si era deciso per l'abolizione del prezzo postale a distanza, introducendo al suo posto un'unica tariffa di 1 Penny (la "Penny Post"), che quindi poneva le basi per l'introduzione del francobollo.

Da quel momento si moltiplicarono a dismisura le corrispondenze postali, e di questo ne trovarono immediato vantaggio anche gli scambi commerciali.

Per quanto riguarda la stampa "moderna", le cui prime comparse sulla scena mondiale risalgono al 1600 con l'evoluzione e l'ampliamento del sistema commerciale, questa prese subito piede nei paesi più alfabetizzati e sviluppati economicamente, come l'Inghilterra degli Harmsworth--Rothermere e l'America di Boston (1690), degli Hearst (la cui vita è splendidamente raccontata in "Quarto potere" di O. Welles) e dei Pulitzer; tento per citare le prime grandi famiglie dell'imprenditoria stampata.

In Italia circolavano solo pochi "fogli", pubblicati in poche copie e prerogativa dei salotti borghesi altolocati, come "L'antologia", o il "Politecnico" di Cattaneo . Anche a causa di un diffuso analfabetismo, e di un austero regime censorio.

Comunque si dovrà aspettare il 1800, con l'avvento della prima industrializzazione, per assistere, in Occidente, alla nascita dei primi giornali di massa (fino a 10/12 pagine), prodotti industriali caratterizzati da stampa quotidiana stabile e diffusione più capillare.

A Londra nasceva il "Time" rivolto ai ceti medio alti, mentre negli States si puntava maggiormente sulle masse urbanizzate, tentando di attirarne la curiosità con strategie editoriali aggressive, campagne pubblicitarie capillari, e prime pubblicazioni popolari come il "N.Y. Sun" ( 1833, con approccio scandalistico, cronaca rosa e strillonaggio), o il "N.Y. Journal" (più aggressivo e sensazionalistico), entrambi validi esempi di stampa a basso prezzo e contenuti accessibili: la cosiddetta…

Penny press (dal costo di una copia). Ma nascevano anche ottimi modelli di giornalismo liberal, "super partes", il cui esempio più illustre è tuttora il "N.Y.Times" (dal 1851).

Tuttavia per aumentare il pubblico dei lettori, rendendo abitudinario e continuativo il consumo di giornali e sopravvivere al mercato, oltre ad abbassare il prezzo di vendita si sperimentarono anche altri stratagemmi, nuovi generi di massa, come il fumetto umoristico e satirico o le "novelle domestiche", editi nei giornali americani; oppure, e questo specie in Europa, il "romanzo d'appendice" (con il quale tra l'altro iniziarono la propria carriera scrittori come Balzac, Dumas, o Zola) e le illustrazioni d'autore, contenuti poi messi in crisi dalla comparsa delle riviste (o Magazines).

In Italia invece si assisteva ancora ad un tardivo sviluppo della stampa, che sarebbe nata principalmente solo dalla seconda metà del secolo scorso, specie dopo la presa di Roma, e ancora con un'irrilevante base di lettori popolari. Nascevano così le maggiori testate e pubblicazioni, alcune delle quali ancora oggi in circolazione:

giornali poi evolutisi nella formula "omnibus"( giornale per tutti), con contenuti via via sempre più differenziati in pagine di contenuto standardizzato: pagine culturali, cronaca cittadina, rosa, sport, politica (anche se con linguaggio lontano dal popolo).